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I battisti a Milano: le origini

Nel 1873 un gruppo di una ventina di persone esce dalla chiesa Libera di Milano e guidati dal pastore Oscar Cocorda fondano la prima comunità battista della città. Le ragioni che muovono questi nostri progenitori nella fede sono tre: sono convinti della necessità del battesimo dei credenti, hanno una diversa comprensione del ministero pastorale e auspicano un'organizzazione congregazionalista della chiesa.
Oscar Cocorda era nato nelle valli valdesi nel 1831 ed era stato consacrato pastore nel Sinodo del 1857. Arriva a Milano nel 1860 per curare la chiesa valdese della città.  Viene tuttavia licenziato per comportamento inadeguato (sembra avesse partecipato ad una festa da ballo). Si avvicina quindi alla Chiesa Libera e lo troviamo infatti tra i fondatori insieme al Gavazzi. Diviene insegnante di esegesi biblica e omiletica presso la scuola teologica della Chiesa Libera in Milano. Questa scuola era sostenuta da un comitato misto di New York e diretta dal console americano. Frequentata da una quindicina di studenti delle Chiese Libere dovette tuttavia essere chiusa nel 1871. Ricordiamo qui che la Chiesa Libera Evangelica italiana è un tentativo ottocentesco di creare una chiesa protestante interamente italiana sulla scia ideale del Risorgimento politico su istanze prevalentemente anticlericali e garibaldine.


 

Possiamo considerare Oscar Cocorda come il fondatore della comunità battista di Milano e suo primo pastore. Egli ci ha lasciato una traduzione del Nuovo Testamento e dei Salmi, era inoltre un ardente polemista come attestano i molti scritti sparsi in riviste ed opuscoli. Era molto noto in città sopratutto nell'ambiente dell'evangelismo libero. Si adoperò con passione per dare una base consistente alla nascente chiesa, con l'evangelizzazione pubblica e con i moltissimi contatti privati. Tuttavia il pastore Cocorda già nel 1876 fu richiamato dal Taylor per mettere ordine e pace nella comunità di Napoli e poi a Roma per un lavoro di più ampia  responsabilità.

Nel 1875 a Milano fu destinato un giovane pastore: Enrico Paschetto. Egli era nato a Prarostino, nelle Valli Valdesi nel 1850. Fu allievo della Scuola Teologica in cui insegnava il Cocorda per due anni. Dopo la chiusura fu indirizzato a proseguire gli studi alla Scuola Teologica libera di Ginevra. Terminata la sua formazione tornò a Milano con il diploma di Ministro Evangelico. Fu per qualche tempo indeciso circa la scelta del campo della missione in cui lavorare. Si consultò con il suo ex-insegnante, Oscar Cocorda. Questi lo esortò a non seguire le sue personali simpatie, ma la sua coscenza alla luce delle sacre Scritture. Il Paschetto si allontanò quindi dalla Chiesa Libera per abbracciare il battismo. Egli stesso scrive che non poteva di coscienza:"aspergere od immergere i pargoletti" ed era "convinto dell'assoluta autonomia della Chiesa di Cristo". 
Enrico Paschetto aveva una spiccata attitudine per le lingue semitiche ed infatti conosceva, oltre all'ebraiaco, l'aramaico, l'arabo, il caldeo e l'abissino. Avrebbe desiderato approfondire i suoi studi teologici in qualche importante università estera. Tuttavia il trasferimento del pastore Cocorda e la necessità di ministri in Italia, fecero sì che sacrificasse le sue personali aspirazioni per divenire pastore della giovane comunità di Milano (dal 1875 al 1881). Fu una cicostanza davvero fortunata per la chiesa battista di Milano. Sotto la sua guida essa crebbe in numero e in attività e fu trovata una sede più centrale. Nuovi battesimi di cattolici si susseguivano ogni anno e venne aperta la Scuola Domenicale per i bambini e dato avvio agli esercizi di canto sacro. Alla Scuola Domenicale erano mandati anche alcuni bambini cattolici dai loro genitori, fatto allora rarissimo in Milano. Coadiuvavano l'attività del pastore molti fratelli e sorelle, tra cui ci viene tramandato il nome di Angelo Barni. Egli, umile fabbro ferraio senza lettere, divenne infaticabile evangelizzatore e diacono, era un assiduo lettore e studioso della Bibbia e vera colonna portante della giovane comunità. L'attività di Paschetto a Milano si estese oltre al campo pastorale, infatti proprio in quel periodo fu chiamato ad insegnare ebraico all'Istituto Linguistico Internazionale. Il locale di culto si trovava in via del Pesce 39 (l'odierna via Paolo da Cannobio). Il quartiere allora era molto diverso: popolare, un po' malfamato e con stradine piccole e tortuose. mappa-diazLa zona fu completamente sventrata e ricostruita negli anni '30 con l'intenzione di trasformarla in un quartiere direzionale, spostando la popolazione in zone più periferiche. Ma in quel periodo la nostra comunità aveva cambiato sede già molte volte.

Nel 1881 Enrico Paschetto viene inviato alla comunità di Roma e arriva a Milano il pastore Giuseppe Colombo. Egli rimase a Milano solo due anni. Veniva anche esso dalle fila della Chiesa Libera. Si era battezzato a Taranto ove fu anche evangelista, poi responsabile della comunità di Napoli, venne infine a Milano. Alla sua opera si deve l'organizzazione del consiglio di chiesa. Come già detto dopo due anni fu trasferito a Bologna. Giunse a Milano il pastore Nicola Pepengouth, gentiluomo di nascita ed educazione. Era figlio di un olandese, ufficiale della marina russa e di una donna polacca. Nacque ad Odessa il 15 giugno 1858, fu battezzato a Parigi nelle acque della Senna. Qui studiò pittura per poi passare agli studi classici e teologici in Svizzera. Seguì poi il padre a Napoli ove lo aiutò nell'opera di evangelizzazione. E' ricordato come un uomo squisito, aperto, generoso ed un po' eccentrico. La piccola comunità cresceva tra mille difficoltà, nel 1889 contava 33 membri ed una vivace Scuola Domenicale. Fu Nicola Papengouth che ebbe l'intuizione di iniziare un'opera di evangelizzazione in comune con le altre chiese evangeliche allora presenti in Milano (Valdese, Metodista, e Libera). Fu fondato così un "Circolo Cristiano Evangelico Milanese" ed una "Società di Mutuo Soccorso e Beneficienza degli Evangelici in Milano". Iniziarono a tenersi dei culti e delle riunioni in comune. Nel 1903 fu chiamato alla comunità battista di Napoli, ove tre anni più tardi morì.


Dal 1903 diviene pastore Domenico Scalera, nato ad Altamura nel 1877 e già ministro della comunità di Genova. Egli era dotato di una grande abilità oratoria che mise subito a frutto, tanto che nel marzo del 1904 in una corrispondenza al Seminatore, viene detto che ormai il locale in via del Pesce è decisamente angusto per i numerosi simpatizzanti, che lo affollano durante le predicazioni e le conferenze tenute da Domenico Scalera. La comunità si trasferisce quindi in un locale in via Bossi 6 e poi dopo che anche questo si è rivelato troppo piccolo in via Giulini 1. Inizia a manifestarsi il problema che affliggerà la comunità battista per tutta la metà del secolo scorso: trovare un locale di culto.

Nel 1906 il pastore Scalera viene trasferito a Napoli e a Milano giunge da Genova il pastore Giovanni Ambrosini. Egli era di carattere ordinato e metodico, gran lavoratore ed umile. Sotto la sua direzione si istituisce finalmente un registro di chiesa e nasce un Associazione Giovanile detta "Attività e Vigilanza", con lo scopo di diffondere lo studio dell'Evangelo tra i giovani. Nuove difficoltà sorgono per il locale di culto. Sfrattata da via Giulini la comunità viene ospitata nei locali delle altre chiese evangeliche, sino a che nel 1910 non trova una sala in via Paolo Sarpi 16.

Nel 1914 diviene pastore della chiesa Roberto Teubel; nato in Boemia nel 1873 era cittadino dell'impero austro-ungarico. Dopo aver lavorato come colportore in Istria e Dalmazia per la Socità Biblica fu il primo allievo della Scuola Teologica Battista di Roma nel 1901. Pastore a Gravina, Roma (via del Teatro Valle) e Trieste giunge a Milano nel 1914 a sostituire Ambrosini. Dopo appena 7 mesi scoppia la prima guerra mondiale e il Teubel come cittadino straniero di nazione nemica viene confinato in Sardegna, dove rimane sino al 1918. In questo periodo la chiesa viene guidata dal fratello Angelo Messa e dagli anziani. Tornato dall'esilio forzato riprende con vigore la sua attività, riorganizza la scuola domenicale e l'attività giovanile. I nuovi battesimi aumentano sino a 70 i membri della comunità e a Varese nasce una nuova chiesa Battista. Purtroppo nel 1931  a soli 58 anni il pastore Teubel muore improvvisamente per emorragia cerebrale. La perdita fu particolarmente grave per la congregazione di Milano.

pastore ScrajberFu il pastore Scrajber ad essere inviato a Milano per aiutare la chiesa. Il trasferimento doveva inizialmente durare un solo anno. Il pastore e la sua famiglia vivevano da 24 anni in Svizzera, dopo che Scrajber aveva lasciato il pastorato per protesta contro le dimissioni imposte al pastore Galassi accusato di universalismo. Solo le insistenze dell'allora segretario dell'Opera battista Lodovico Paschetto lo convincono a rientrare in Italia come pastore temporaneo a Milano. Tuttavia l'assegnazione provvisoria continuò sino al 1949, quando a causa dell'età avanzata egli dovette lasciare. Sotto la sua guida la comunità crebbe sino ad avere 132 membri comunicanti ed altrettanti simpatizzanti, nonostante le ristrettezze economiche,  l'opposizione clerico-fascista e i pericoli della guerra. Essi erano sparsi in tutta la città ed anche fuori. Inizia quindi ad essere difficile mantenere i contatti con fratelli e sorelle così dispersi. Tanto che molti di loro riescono a frequentare solo i culti della domenica. Il pastore Scrajber era piccolo di statura, ma grande nella conoscenza della Bibbia. Uomo di fede e curatore di anime; era sempre in giro per visitare le famiglie. La sua predicazione era toccante fino alle lacrime e viva. Durante il suo pastorato nascono due nuove chiese in Lombardia: a Varese e a Caravate. Il problema di un locale di culto adeguato continua però ad affliggere la comunità, che si trasferisce prima in via Aleardi e poi quando questo viene bombardato nel piccolo tempio valdese di via De Amicis.


Il pastore Scrajber ricorda che durante il suo ministerio la chiesa cambiò ben tre sedi e l’ultima in via De Amicis, il tempietto valdese. Questa era la sala migliore ma non era adatta a celebrare battesimi, tanto è vero che Scrajber affermava nel 1947: “Un servizio battesimale non è per noi una festa ma una grave preoccupazione”.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si decise di costruire un nuovo tempio, e venne interpellato il fratello Athos Roncaglia, che aveva già una ditta di costruzioni ben avviata. Bisognava innanzitutto trovare un luogo che fosse centrale, tranquillo, ben servito dai mezzi e non costoso. Dopo ampie ricerche si trovò Pinamonte da Vimercate, in cui c’era un’officina distrutta dai bombardamenti del 1943.
Si fece un progetto, ma Roncaglia si accorse ben presto che vi erano difficoltà impreviste. I permessi per costruire un tempio evangelico nel centro di Milano non arrivavano, vi era come un muro di gomma. Per superare l’ostacolo, che sembrava insormontabile, d’accordo coi suoi collaboratori, Roncaglia decise di presentare i progetti per “il ripristino della vecchia officina bombardata”. Ben presto arrivarono i necessari permessi, e i lavori poterono iniziare subito.
Fu l'architetto Airoldi, ben conosciuto all’epoca, a progettare il tempio e l'impresa del fratello Athos Roncaglia a costruirlo. Tra gli impiegati collaboratori della sua ditta vi erano i giovani nipoti Walter e Athos Brinkman. Fu Athos a pitturare le scritte attorno al battistero.
interno pinamonte 1943Ci vollero circa due anni di intenso lavoro, perché i mezzi erano limitati, e bisognava cercare di fare tutto bene ma in economia. Così ad esempio le scale di via Pinamonte sono ancora quelle della vecchia costruzione precedente. Tra le persone che hanno condiviso i problemi e le lotte per la costruzione del tempio c’era il pastore M. Ronchi, allora Segretario Generale dell’Opera Battista in Italia. Egli collaborò con il costruttore e affrontò di comune accordo le difficoltà.
Finalmente l’8 Gennaio 1950 il tempio di via Pinamonte venne inaugurato. Vi erano molti fedeli e molte persone importanti. Il momento più commovente fu quando, al canto di “Santo, Santo è il Signore, tutta la terra è piena della Sua gloria” il pastore Ronchi invitava il pastore Inguanti a deporre sul pulpito la Sacra Bibbia.
Si può concludere ricordando quanto scriveva il pastore Inguanti al Messaggero Evangelico (Aprile 1950): “Questo tempio è uno dei più belli dell’Italia evangelica e forse il più grande dell’Italia battista…La chiesa che ha ricevuto questo dono (del tempio) veramente degno della città di Milano, con profonda gioia e con sentimento di riconoscenza al Signore – donatore d’ogni bene- procede con ritmo più intenso e con rinnovata consacrazione e consapevolezza nella sua opera di testimonianza e di predicazione dell’Evangelo, con la certezza proveniente dalla fede che il Signore coronerà la nostra Opera di nuove benedizioni e nuovi frutti”.


pastore Inguanti e moglieIl pastore Inguanti rimarrà alla guida della comunità sino al 1980. E' trasferito da Cagliari a Milano nel 1949 per permettergli di insegnare storia del cristianesimo alla scuola teologica di Rivoli (TO). Viene insediato nel tempietto di via De Amicis pochi mesi prima dell'inaugurazione del nuovo e grande tempio di via Pinamonte. Il pastore Inguanti è un grande evangelizzatore e sotto la sua guida la comunità cresce ulteriormente. L'unione giovanile è molto numerosa (circa 35 persone); è presieduta da Vittorio Canfori e si dedica oltre che allo studio della Bibbia anche ad attività ludiche. C'è un vivace coro diretto dal signor Minervini. Inguanti cura anche Lodi e con alcuni immigrati del Sud forma il primo nucleo di quella che diverrà la comunità di Casorate. Durante il suo lungo ministero a Milano fu per oltre 20 anni professore alla scuola teologica di Rivoli, viaggiando ogni settimana da Milano. Nello stesso tempo fu presidente dell'Unione Battista (1967-74) e membro di vari comitati in Italia e all'estero. Inguanti non si occupava di problemi sociali o politici: il suo unico interesse era predicare Gesù Cristo. Era  un innamorato di Gesù e geloso delle "sue" comunità: non sopportava l'idea di predicare alle panche vuote. Visitava regolarmente ammalati e anziani e se qualcuno mancava due volte di seguito ai culti poteva essere certo di ricevere un richiamo dal pastore. Piero Bensi ricorda: "Più volte ci siamo trovati a trascorrere qualche settimana di vacanza con le nostre famiglie a Rivoli durante l'estate, ma il mercoledì e la domenica Inguanti non c'era; si trovava a Milano per lo studio biblico e il culto: "Non bisogna mai abbandonare la comunità" mi rispondeva quando lo rimproveravo per le sue fughe milanesi." Durante il ministero Inguanti viene aperto un ambulatorio medico. Il prof. Mauri e il dottor Carugati condurranno questo servizio aperto indistintamente agli evangelici e a tutti coloro che soffrono e hanno bisogno di aiuto.

Alla fine degli anni sessanta un gruppo di credenti si distacca dalla chiesa di Pinamonte per fondare la comunità di via Jacopino. Essi erano evangelici battisti che desideravano sperimentare un tipo di chiesa con una struttura il più possibile democratica. Costoro ritenevano che solo una chiesa dove tutti sono ugualmente informati e chiamati a discutere sulla vita e il servizio della comunità potesse garantire un coinvolgimento il più allargato possibile. Nella comunità di via Jacopino non esiste un consiglio di chiesa, come in tutte le altre realtà battiste. Le decisioni vengono prese in assemblea, dove ogni membro ha possibilità di esprimere la propria posizione e di votare. E' una comunità spiccatamente assembleare al punto da non ritenere indispensabile la presenza di un pastore.

LA CHIESA OGGI

Nel 1980 il pastore Giuseppe Morlacchetti sostiuisce Inguanti. Il suo ministerio è caratterizzato dallo sforzo di rendere la comunità più autonoma rispetto alla figura pastorale, aperta verso le altre chiese di tipo riformato, più sensibile alle istanze culturali del tempo, disponibile al lavoro federativo ed ecumenico in genere.

Nel 1990 arriva in via Pinamonte il pastore Paolo Spanu e nuovi lavori alla palazzina arricchiscono la chiesa di locali per le attività della comunità. Il pastore Spanu dà un forte impulso al lavoro ecumenico, tanto che la chiesa aderisce al Centro Culturale Protestante di Milano ed è una delle fondatrici del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano.
Infine nel 2001 diviene pastore della chiesa Martin Ibarra y Perez.