Questo sito web utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione.

Cambiamento e trasformazione

Testo: Matteo 3,13-17

13 Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per essere da lui battezzato. 14 Ma
questi vi si opponeva dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da
me?» 15 Ma Gesù gli rispose: «Sia così ora, poiché conviene che noi adempiamo in questo modo
ogni giustizia». Allora Giovanni lo lasciò fare. 16 Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua;
ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di
lui. 17 Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono
compiaciuto».

Vengono tempi della storia, in cui sembra che la storia sia finita. E' già successo. Più di una volta.
Vengono tempi in cui si osserva a vista d'occhio la decadenza, nei costumi, nel modo di pensare della gente, nei disvalori imperanti.
Vengono dei momenti disperanti in cui il futuro stesso appare bloccato. “E il saggio tace”, come dice la Scrittura.
Vengono momenti così e solitamente riguardano il tramonto di un impero, la fine di un'era. Per lo più chi vive questi tempi non se ne accorge. Solamente agli storici, successivamente, viene data la capacità di mettere a nudo la realtà di decadenza.
Alcuni paesi e popoli che avevano mostrato nel corso del tempo anche notevoli capacità artistiche, umane, di impresa, si trasformano in luoghi in cui si pensa male e si agisce peggio. Solitamente questi sono i tempi che precedono i fascismi e le dittature più nere.

Ci sono alcuni pochi, veri intellettuali, o persone dotate da Dio di una sensibilità particolare, come i profeti, che hanno la lucidità di vedere quello che gli altri ignorano. Ma restano inascoltati quando non addirittura perseguitati.

E' quanto accadeva ai tempi di Giovanni il battezzatore.
Lui aveva capito. Aveva avvertito il carico pesante dell'impero romano e l'effetto degradante che aveva anche sui dominati e sulle province, come era appunto la Giudea.

I farisei erano diventati dei religiosi scrupolosi ma senza sostanza al punto di saper colare un moscerino, per poi inghiottire cammelli morali, deglutendoli senza difficoltà. I sacerdoti si erano venduti l'anima e avevano ben pensato di spartirsi il potere con Roma, in nome della Pax Romana. I pubblicani si erano addirittura prostituiti, tartassando di gabelle la gente povera, in nome della
piccola cresta che riuscivano a farci sopra.

Per quel tempo ben calzavano le parole del profeta che parlava di un muro inutilmente intonacato che continuava a venire rovinosamente giù.
Ezechiele 1, 10-11
...perché quando il popolo costruisce un muro,
ecco che costoro (i falsi profeti) lo intonacano di malta che non regge,
di' a quelli che lo intonacano di malta che non regge, che esso cadrà;

Giovanni è un profeta. Egli esce fuori dal territorio abitato. E si reca lungo le rive del fiume Giordano. Per indicare un nuovo guado da attraversare, verso la libertà. Un luogo che ricordava la storia di Israele, facendolo tornare al tempo in cui ancora non conosceva la libertà.

E lì comincia a battezzare. Un atto forse non originale che però egli riempì di un'urgenza di trasformazione, nel segno del pentimento.
La gente, i giudei accorrevano da lui. Facevano un viaggio per andarci. E si mettevano in fila, dopo aver ascoltato la predicazione del profeta che diceva pane al pane e vino al vino, per confessare le proprie colpe. Era un momento di catarsi collettiva.
Era un rito purificatorio, forte e profondo. Richiamava la nascita naturale, quando il bambino viene fuori dalle acque del sacco amniotico, per imparare a respirare coi suoi polmoni. Ma la parola battezzare, oltre che significare “immergere”, significava anche “affogare”. Nella letteratura greca, quelli che facevano naufragio in mare erano chiamati sovente “battezzati”.
Dunque la potenza di quel gesto era di richiamare insieme con l'inizio della vita anche la fine, la morte. E tutto questo avveniva con un gesto che impegnava ogni singolo lembo del corpo della persona. Tutto ciò ad indicare che no n era una rinascita semplicemente culturale, politica, o esistenziale, ma una rinascita integrale. Forse è per questo che l'apostolo Paolo trova il linguaggio del battesimo anche per parlare della croce e della resurrezione di Gesù (vedi Romani 6).
Dopo la croce e la resurrezione, il battesimo è il linguaggio più plastico e profondo che parla di questo cambiamento.

Gesù è in fila con gli altri.
Il Battista non se ne accorge, se non quando gli arriva davanti.
Che ci fa Gesù qui? “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te”, obiettò Giovanni.
Ma questo battesimo di Gesù non rimanda al suo peccato, significato predominante per gli altri, ma richiama l'identificazione di Dio con l'umanità. Il battesimo di Gesù è segno della sua incarnazione, più di quanto non lo sia la nascita verginale.

Dio è venuto a vivere in questo tempo di decadenza, insieme col suo popolo. E nella fattispecie, insieme a quelli che hanno il cuore rotto, a quelli che l'hanno fatta grossa e ne hanno coscienza. Infatti i compiaciuti di sé, non si sono recati sotto il sole cocente nel deserto, ma si godono la vita all'ombra e nelle agiatezze dei loro palazzi.

Decadenza, popolo peccatore, un predicatore un po' pazzoide, che si nutriva di cavallette ed era appena coperto da una pelle di cammello, e poi Gesù: ecco il contesto che ci offre il testo biblico di oggi.

Giovanni è tentato di sottrarsi al battesimo di Gesù. Non lo capisce. Ma chi lo può capire?
Gesù avrebbe in un altro momento della vita detto: “potete voi essere battezzati del battesimo di cui io sono battezzato?”
Parole nell'immediato misteriose, ma che richiamavano la via della croce come necessaria a definire la sua messianicità.

Il battesimo di Gesù, riguarda lui, ma riguarda il popolo intero. E' un segno fortissimo di un cambiamento che non è più nel segno della toppa, o dell'intonaco, del piccolo ed effimero rimedio, ma della trasformazione radicale della vita.

Entrato nell'acqua e sommerso dalle acque Gesù subito ne venne fuori. Il testo originale ne sottolinea il carattere immediato: il soffocamento è solo di un attimo. Gesù ne viene fuori. Ne verrà fuori.

E a questo punto accadono due cose straordinarie ed eloquenti. La prima sembra riguardare soprattutto Gesù. Il testo sembra indicare che quella vi sione fu di Gesù. Possiamo infatti dire che anche gli altri videro il cielo aprirsi e lo Spirito di Dio scendere su di lui in forma di colomba?
Non si sa.
Quel che importa è che quel cielo chiuso che ora si apre, lo vide Gesù stesso. Questo diventa un momento profondissimo di autocoscienza. La vita per Gesù non sarebbe stata facile e la conclusione, come sappiamo, sarebbe stata dolorosa e ingloriosa. Come avrebbe potuto affrontare tutto questo senza essere consapevole? Sarebbe crollato subito di fronte ai p rimi tradimenti. E si sarebbe adattato a usare i suoi magnifici poteri per tirare a campare, piuttosto che per cambiare il mondo.
E' l'esperienza del proprio valore agli occhi di Dio. E' il senso della propria vocazione, per compiere la quale non si temono i sacrifici. E' il senso di una dignità che non ti potranno levare mai, neppure quando ti sputeranno in faccia, neppure quando si befferanno di te, mettendoti in testa una corona di spine. Questo segna il momento in cui Gesù si libera da ogni bisogno di compiacere, di essere
accettato dagli altri. Non che questo per lui non fosse importante, come lo è per ogni essere umano. Ma non più nella forma di un copione che ti viene consegnato nelle mani, con una parte che ti viene data l'obbligo di recitare.
Da quelle acque nasce un uomo libero, costi quel che costi.

A questa visione fa seguito una audizione. Se la prima sembra essere rivolta principalmente al soggetto, a Gesù stesso, la seconda sembra essere rivolta e dedicata a tutti gli altri che sono presenti.
“Questo è il mio diletto figliuolo nel quale mi sono compiaciuto”.
Parole scelte. Parole antiche, che riprendono uno dei canti del servo scritti dal grande Isaia.
Il mondo deve sapere. Anzi il mondo saprà nel profondo chi è costui. Nei vangeli la presentazione di Cristo da parte del Cielo, si manifesta sovente con lo stupore: la gente era stupita per l'autorità, l' exousia di Gesù, con cui lui insegnava. Non era come quella degli scribi e dei farisei. Infatti non era autorità da temere, ma autorevolezza di cui essere meravigliati.

Gesù viene presentato da Dio.
E quando muore sulla croce, sarà un centurione romano, un militare pagano ad esclamare: “Costui era veramente il figlio di Dio”.

Capiamo fratelli e sorelle davanti a quale storia siamo stamattina?
Ci rendiamo conto veramente dei tempi che viviamo?
Siamo in grado di percepire i cieli che si aprono e la storia che esce dalle sue paralisi, del girare infruttuosamente su se stessa?
Possiamo riconoscere qui inel nostro battezzando una creatura in trasformazione. Consapevole del suo rapporto con Dio e cosciente della sua profonda dignità che nessuno, in alcun momento potrà rubargli.
Pensavate anche voi di essere qui un po' per caso come spettatori di qualcosa che riguarda altri?

Se sentite che qualcuno ha preso la vostra anima e l'ha rivoltata come un guanto, che ha messo le mani dentro la vostra pancia per smuovere le vostre viscere, allora state, stiamo capendo qualcosa del senso di questo giorno.

Questo è il tempo della salvezza. Oggi se ascoltate la sua voce, non indurite il vostro cuore.
Voi che potete, ritornate alla memoria di quel giorno in cui voi stessi entraste in quelle acque, e ricordatevi, ricordatevi, nella stessa maniera in cui vi ricordate di quell'ultima cena quando celebrate la Cena del Signore. Ricordatevi dell'opera che Dio ha cominciato in voi. A che punto siete?

E infine tu Oscar, sii felice oggi. Dio ti fa libero, da tutto ciò che può dire e pensare la gente.
Dio ti rende figlio in una forma in cui non lo eri mai stato.
Nessuno, se non tu stesso, potrà farti perdere questa dignità e questa libertà.
La tua vita sia profondamente rinnovata al punto di diventare tu stesso un segno di un processo
trasformativo che ci coinvolge tutti.
Siamo tutti in trasformazione questa mattina. Insieme a te. Per diventare l'umanità che Dio vuole.
Per diventare il popolo che Dio s'è scelto.
Amen