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Tre tappe per coltivare la fede

Predicazione pin preparazione dell'Assemblea morale del 17 ottobre 2021

Carissimi e carissime, la fede è una realtà che non può essere data per scontata.
La nostra società, soprattutto nel mondo occidentale, non ha più bisogno della fede, per poter funzionare. Al posto della provvidenza, esiste la previdenza sociale, al posto dei miracoli, ci sono i centri di eccellenza sanitaria, e così via.
Prima nascevi in un paese di cultura cristiana, in una famiglia cristiana, e potevi dare quasi per scontato la tua fede in Dio. Questo valeva soprattutto per le maggioranze, perché le minoranze hanno sempre saputo che questi primi dati non coincidevano automaticamente con l'aver fede.
Ma oggi, ciò che si può dare per scontato è un ateismo pratico, se non teorico. Tutta la vita delle persone è governata da leggi e comportamenti che possono prescindere completamente dalla fede in Dio. Dio non è più necessario. All'anima ci pensa lo psicologo e per lo spirito, si può sempre attingere un po' qui e un po' là all'occorrenza.

Dio ci dona la fede. E se siamo qui, è perché l'ha donata anche a noi.
Ma questa fede l'ha messa nelle nostre mani. E' nostra responsabilità averne cura.
La mia facile profezia è che se non curiamo la fede, essa evapora, svanisce. Prima, come si dice, ci raffreddiamo, poi piano piano, senza accorgercene la perdiamo. Magari dopo un piccolo dissapore con qualcuno della comunità, o col pastore stresso, ci rendiamo conto, che in fondo non crediamo più. Questa è la tendenza in molte chiese, compresa la nostra.

Ma come è possibile prendersi cura della fede? Cosa possiamo fare?
Vi offro questi spunti di riflessione, in vista della assemblea di questo pomeriggio, nella speranza che possa stimolare la nostra discussione.

Nella tradizione protestante, a cui apparteniamo, ci sono tre aspetti di base, individuati come cura della fede. Nessuno d'essi è esclusivo del protestantesimo, ma la somma di questi tre aspetti fa la differenza.

1. Il primo aspetto ha a che fare con l'ascolto della parola predicata.
“La fede viene dall'ascolto e poi dall'obbedienza alla Parola”.
Siamo all'importanza della domenica, del giorno del Signore.
Venire in chiesa e incontrare la comunità e stare insieme agli altri nella posizione di chi ascolta e si rende disponibile a fare quel che dice la Parola.
Ora che il nostro culto è anche in streaming, nessuno dovrebbe illudersi che questo sia una maniera più comoda di partecipare al culto. E' lecito questo mezzo, a parte la contingenza sanitaria, solo per chi ha severi impedimenti ad essere presente fisicamente.
Qui, desidero richiamare quel testo tanto efficace per quanto conosciuto della vite e i tralci che troviamo proprio nel Vangelo di Giovanni.
La “distanza” fisica del tralcio dalla vite, segna la sua inesorabile fine. Non si dà crescita del tralcio da remoto. Abbiamo bisogno di essere attaccati a Cristo. E di avere un contatto fisico col suo corpo la comunità. La fede cristiana non è per solitari, o peggio per misantropi.
La strada che fate la domenica mattina, da casa vostra per venire qui, con tutte le difficoltà di trasporto e di parcheggio, sono già parte della liturgia. Sono il piccolo sacrificio che fate per fare in modo che la fede ricevuta in dono non vada sprecata, abbandonata.
Una volta giunti avete diritto ad una parola meditata e ispirata, e questo è compito di chi predica. Ma prima è responsabilità vostra. Auspico che per quanto riguarda il culto domenicale, nessuno si adagi su nuove comodità.

2. Il secondo aspetto della cura della fede è la preghiera.
Non si può essere cristiani senza avere una vita di preghiera. Ora non mi soffermo sulla preghiera “nella cameretta”, quella che Gesù si ha insegnato a fare nel segreto e con poche parole. Do per scontato che ognuno di noi trovi i momenti durante il giorno per rivolgere il proprio pensiero a Dio, per ringraziarlo, e per dirgli le nostre ansie.
Ma mi riferisco all'esperienza della preghiera comunitaria. Questa è indubbiamente una preghiera più faticosa. Si tratta di ascoltare la preghiera degli altri. Di fare uno sforzo di comprensione, che non è solo dettato dalla diversa lingua, ma anche dal diverso modo di porsi al cospetto di Dio. Qui facciamo la nostra preghiera, ma anche ascoltiamo e facciamo nostra quella degli altri. Ed ecco che la preghiera che tu fai per tuo figlio, diventa la mia. Attraverso la preghiera si pratica una sorta di adozione reciproca. Veramente diventiamo famiglia. Insieme ci facciamo carico del destino del mondo, della giustizia, dell'ambiente ecc.
Qui il testo che mi viene in mente è quello delle membra e del corpo, usata dall'apostolo Paolo in 1 Corinzi 12, proprio per istruire la comunità a mantenere un profondo vincolo di reciprocità e comunione.
Senza questa dimensione “orante”, la nostra fede diventa “individualistica”, un esercizio o una pratica spirituale solo per noi stessi, per il nostro benessere psicofisico.

Ora mi chiedo, e ti chiedo, a che punto sei su questo aspetto? Non posso nascondere una certa preoccupazione, perché a parte pochi, non vedo una forte pratica di preghiera comunitaria. C'è qualcuno che pensa di non averne bisogno? Quale disciplina siamo disposti a mettere in atto, per alimentare questa preghiera?
Una volta una persona mi ha detto: “io mi tengo lontana dal gruppo di preghiera, perché quando l'ho frequentato l'ho trovato un gruppo cedevole al pettegolezzo”. Effettivamente la preghiera comunitaria è una modalità per farsi gli affari degli altri, ma va da sé che non deve trattarsi di una invadenza nella riservatezza della vita altrui, di cui tutti hanno diritto e bisogno, ma di trovare spazi per condividere gioie e dolori, speranze e delusioni e per incoraggiarci. Il buon funzionamento di un organo, farà meglio funzionare anche l'altro.

3. Il terzo aspetto fondamentale per la cura della nostra fede è lo studio della Scrittura. Se la nostra fede non va oltre la superficie, se non mette radici profonde nella lettura e comprensione del testo biblico, rischia di seccarsi al primo sole.
Se nel culto domenicale siamo fondamentalmente chiamati ad ascoltare e obbedire alla Parola, e il nostro compito è principalmente “passivo”, nello studio della Bibbia, non solo c'è spazio per il dubbio, ma anche per la diversa interpretazione di un testo. Si tratta perciò di una lavoro comunitario, in cui non è importante solo quello che dice l'animatore teologico che introduce la sessione, ma anche le risonanze delle persone che vi partecipano.
Per decenni i nostri studi biblici sono stati molto poco frequentati e quindi siamo stati deboli in questo aspetto della cura della fede.
Qui mi piace richiamare l'immagine della rete dei pescatori. Giacché il Signore ci ha chiamati a diventare pescatori di uomini, la rete è una buona metafora per riflettere sul fatto che ciascuno di noi è un nodo e che il pescatore svolge la sua funzione in una duplice maniera: gettando la rete per pescare e poi pulendo e rammentando la rete, dopo averlo fatto. La nostra vita è dissipativa. Corriamo, lavoriamo, siamo in contatto con modi di pensare a volte molto lontani dal Vangelo. In tutto questo spendiamo molte delle nostre energie vitali. Lo studio biblico è il momento in cui, guidati dal testo biblico mettiamo a posto la rete, ci liberiamo da ciò che non è il pescato, e rammendiamo le smagliature del pensiero.

La pandemia, oltre tutte le cose drammatiche e spiacevoli che ci ha portato, ci ha offerto anche qualche nuova opportunità. Una riguarda proprio lo studio biblico.
Le ragioni della bassa frequentazioni delle sessioni di studio biblico sono legate principalmente alle difficoltà di raggiungere la comunità durante la settimana. Di trovare un parcheggio nel centro città di giorno feriale. La distanza tra la nostra abitazione e la chiesa, l'età, e l'orario non favorevole a chi lavora.
Adesso però c'è una novità che sarebbe un peccato non cogliere.
Per mezzo della diretta streaming abbiamo la possibilità, almeno per lo studio biblico di parteciparvi da casa. Ma non solo. Seppure ne fossimo impediti abbiamo la possibilità di ascoltare lo studio biblico ovunque ci troviamo in qualsiasi momento della settimana. Lo possiamo ascoltare la mattina a casa, nella paura pranzo dal lavoro, in una passeggiata al parco, mentre cerchiamo di smaltire un po' di peso. Quale giustificazione possiamo addurre per sottrarci? A me pare che non ce ne sia nessuna. Se conveniamo che la nostra formazione biblica è fondamentale per la nostra fede, dobbiamo cercare la maniera per adempiere a questo atto di disciplina spirituale di vitale importanza. Il venerdì alle 20.30 abbiamo il nostro incontro “zoom”. Sono certo che nella misura in cui ci saremo lasciare stimolare dalla parola spiegata il martedì, sarà stimolante partecipare all'unico appuntamento infrasettimanale, per dare il nostro contributo di pensiero, per condividere le nostre esperienze di vita che spesso sono più che autorevoli fonti di esegesi del testo. Per imparare a collegare le nostre convinzioni sul testo, con quelle degli altri e delle altre.

La Parola da obbedire, la preghiera per ascoltare Dio e ascoltarci reciprocamente, lo studio della Bibbia per crescere nella conoscenza.
Naturalmente ci sono altre cose importanti per aver cura della nostra fede, compresa la nostra pratica di solidarietà e per la giustizia nella società. Ma è mia convinzione che bisogna ripartire da queste.
Che ne pensate? Siete d'accordo?
Sareste disponibili a sottoscrivere un nuovo patto col Signore e con la comunità, su questa convinzioni?

Vorrei proporvene uno.
In assemblea oggi stesso, o in un'altra occasione, si potrebbe emendare e poi approvare per alzata di mano. Un modo per riconsacrarci insieme e per cominciare una nuova fase della nostra vita spirituale.
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Per un patto di rinnovata consacrazione al Signore

Signore tu ci hai fatto dono della fede. Te ne siamo profondamente grati.
Siamo però consapevoli che hai messo questa fede nelle nostre mani perché ce ne prendiamo cura, la custodiamo e la coltiviamo.

Oggi vogliamo prendere, dinanzi a te, un rinnovato impegno di vita cristiana, come tuoi discepoli.

1. Ci impegniamo a partecipare al culto domenicale, sapendo che in esso tu edifichi la nostra fede mediante l'annuncio della tua Parola. Faremo ogni sforzo perché questo giorno sia dedicato a te prioritariamente e ci impegniamo ad incontrarTi insieme a tutta la famiglia comunitaria che ci hai donato.
La fede viene dall'ascolto e noi non vogliamo sottrarci ad esso.

2. Ci impegniamo a migliorare la nostra vita di preghiera individuale, ma soprattutto comunitaria, perché abbiamo ben chiaro che mediante l'ascolto della preghiera dei nostri fratelli e sorelle in fede, tu non solo confermi la nostra fede ma anche edifichi la chiesa nel segno della comunione e delle partecipazione gli uni alla vita delle altre.
Insegnaci a pregare con fede!

3. Ci impegniamo a partecipare ai momenti di formazione biblica. Oggi, mediante l'uso della tecnologia possiamo accedere allo studio biblico sia attraverso la diretta streaming e sia mediante un ascolto in differita in un momento più adatto ai nostri impegni lavorativi e di famiglia. Sappiamo che la nostra fede ha bisogno di mettere radici in una conoscenza innanzitutto biblica. Per mezzo degli incontri interattivi, nei limiti del possibile, vogliamo entrare in una virtuosa conversazione con gli altri fratelli e sorelle che con noi studiano gli stessi testi.

Desideriamo che tutto ciò sia alla base di una vita cristiana vissuta con una fede adulta, matura, consapevole, ma sempre aperta al dialogo con tutti.

Signore, ogni volta che prendiamo un impegno con te, lo facciamo con timore e tremore perchè conosciamo la nostra debolezza. Perciò facciamo nostra la preghiera di un padre che ti disse: “Signore io credo, sovvieni (sempre) alla mia incredulità".

Nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore Amen