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L'angelo del Signore nella storia di Abramo

E’ molto importante notare che l’angelo appare nella storia del ciclo di Abramo in relazione con la promessa della nascita di un figlio al patriarca. Ma la prima presenza dell’angelo di Adonai, la troviamo in relazione al primo figlio quello nato dalla schiava egiziana Agar, c. 16,7-16. Il racconto è esemplare per cui vorrei ora sezionarlo con voi. L’angelo appare come creatura che annuncia la bontà divina verso la schiava, non è un essere terribile che incuta terrore. Trova la donna che è fuggita per timore da Sara presso un pozzo d’acqua nel deserto e annuncia la bontà,  si mostra pronto ad aiutare la donna e come possessore di tutta la sapienza per consigliare il da fare in quella e in ogni circostanza, l’angelo è saggio e conosce la cosa migliore per noi. Il dialogo si apre con una serie di domande: da dove vieni e dove vai? Poi ci sono una serie di annunci riguardanti il bambino che nascerà da lei, il nome che dovrà dargli Ismael (Dio ha ascoltato), la rassicurazione verso la sua persona perché Dio ha ascoltato la tua afflizione, dunque Dio si prenderà cura di te. Agar allora diede anche un nome al pozzo, in realtà stava dando un nome a Dio che parlava con lei attraverso l’angelo, perché ha capito che l’angelo è il tramite che Dio ha usato per arrivare a lei, il Vivente che mi vede.

Al capitolo 18 troviamo la prima presenza angelica vista da Abramo nel querceto di Mamre. Fino a quel momento, dal capitolo 12 al 17, Dio è apparso e parlato continuamente con Abramo in modo alquanto diretto. In questo c. cambia il tono delle apparizioni di Dio: vs. 1 Dio appare a Abramo, vs. 2 cosa vede ora Abramo TRE UOMINI che si trovavano vicino a lui. I tre uomini si presentano come viaggiatori in cammino che hanno raggiunto la sua tenda e si aspettano la sua ospitalità. Notate ora il vs. 10 che è l’apice della rivelazione: tornerò a te dopo il tempo di una gestazione e Sara tua moglie abbraccerà un bambino a sé. Questo annuncio segue la promessa solenne del c. 17, dopo la circoncisione dei maschi sotto il governo di Abramo. Sara ride dovuto alla sua venerabile età è ormai sterile, vecchia e senza possibilità di procreare. Il testo sottolinea l’impossibilità dal punto di vista umano della realizzazione dell’evento promesso. Il fattore che rende diversa la situazione è che Dio stesso si è impegnato e realizzerà questo miracolo. Questo è il tema dominante delle apparizioni angeliche fino a questo momento della storia di Abramo, sembra confondersi l’angelo con Dio stesso. Sembra una forma di manifestarsi Dio, se analizziamo i testi con rigore, quasi fosse lo stesso Dio con forma umana. A volte Abramo parla con Dio e altre con l’angelo il che è la stessa cosa, ora non ha forma ora la forma che prende somiglia ad una figura umana. Allora sappiamo di essere davanti all’angelo, che è manifestazione divina.

Ora si sposta l’attenzione verso Sodoma e Gomorra, città colpevoli di gravi peccati che riceveranno una dura punizione da parte di Dio. Abramo intercede per le città ma vi è un solo giusto in esse, Lot. I due angeli saranno adesso strumenti del castigo delle città e della salvezza di Lot e della sua famiglia, cosa ne è stato del terzo? Questa doppia missione affidata alla coppia angelica ci indica come l’angelo sia strumento al servizio della volontà divina per il giudizio e la salvezza, adesso la figura sembra rappresentare Cristo. Dio agisce nella storia e non può nascondere al suo servo Abramo quello che sta per accadere a Sodoma 18,17. L’angelo impedisce un’eccessiva antropomorfizzazione di Dio, impedisce di dare una forma, un’immagine precisa a Dio, che deve rimanere nascosto, trascendente. L’angelo compie dunque una funzione teologica in questi racconti primordiali

Il ciclo di Agar e Ismaele si chiude con una nuova visione dell’angelo. Il c. 21 racconta la nascita di Isacco che è l’adempimento della promessa  di un popolo ad Abramo e con la cacciata di Agar e Ismaele dall’accampamento. Travolti dalla stanchezza nel deserto sono prossimi a perire ed Agar abbandona il ragazzo sotto un cespuglio perché non vuole vederlo morire. La visione dell’angelo questa volta è diversa, parla ad Agar dal cielo apre gli occhi di Agar e le fa vedere una sorgente di acqua. Dio non ha abbandonato il ragazzo a se stesso.

Al c. 22 si chiude il ciclo degli interventi dell’angelo nella storia di Abramo. Abbiamo già sottolineato il collegamento delle apparizioni dell’angelo con le nascite dei due ragazzi, e anche con il sostegno alle donne e ai ragazzi stessi, una funzione di custodia, di guardia per preservare l’azione divina nella vita futura di questi due ragazzi e delle madri. Abbiamo visto anche la missione collegata al giudizio ma anche alla salvezza affidata ai due angeli che sono andati a Sodoma. Ora si conclude questa prima fase dell’intervento angelico in collegamento al sacrificio di Isacco e la prova na-sa della fede di Abramo. Dio prova e provvede, possiamo dire come introduzione a questa ultima parte del nostro studio. I testi chiave sono 22,11-12. L’angelo ferma la mano di Abramo, mentre il coltello ha descritto la curva per colpire la gola inerme del bambino. Dobbiamo notare l’importanza di questo testo e la sua collocazione teologica nell’insieme della storia dei patriarchi.

L’angelo chiama Abramo dal cielo per la sospensione del sacrificio, c’è un sostituto, Dio ha provveduto ad una sostituzione. Il ragazzo aveva fatto la domanda, padre mio qui c’è il fuoco e la legna, ma la vittima dov’è? Abramo aveva risposto Dio provvederà ra-ah (che significa anche vedere), il vedere divino consiste nel prevenire il nostro bisogno. L’angelo appare in questo senso come portatore della provvisione divina e della rassicurazione di Dio: a Dio non gli è indifferente la nostra situazione. All’inizio sembrava che Dio volesse riprendersi il dono che aveva fatto ad Abramo, il figlio e con lui la speranza della numerosa discendenza. Qui la prova sembra configurarsi come attesa, Dio dà e Dio riprende, mi ridarà il figlio, come suggerisce l’interpretazione di Ebrei 11. Ora il problema consiste in come si conciliano nel nostro mondo ipertecnologicizzato da una parte questi racconti dell’intervento divino, degli angeli che sono strumenti di questa cura divina dell’umanità nella storia per adempiere al suo progetto, con la cruda e nuda realtà delle nostre giornate successive e grigia senza mai vedere (ma ne siamo sicuri?) né ascoltare il fruscio delle ali, il rumore della voce angelica che rassicura o mostra semplicemente che Dio se ne cura. Non affrettiamoci a rispondere, serbiamo invece la domanda in tutta la sua gravità destabilizzante. La conclusione del racconta è che non solo Dio non si è presso quello che ci ha dato, ma ha provveduto, ha compiuto nei nostri confronti un’opera di grazia e ha dato il sostituto per il sacrificio.

Questo elemento è fondamentale e si affianca a quelli che abbiamo visto finora. Al vs. 13 appare la vera vittima per il sacrificio, un montone e questa liberazione dal sacrificio umano è ricordata come una fase fondante della storia religiosa dell’umanità. Abramo procede dunque al cambiamento di nome del luogo, sarà chiamato Dio provvede il che significa in questo contesto  che Dio vede l’afflizione, il bisogno, ascolta la preghiera e risponde, si tratta di un Dio personale che opera in nostro favore, che ha un disegno o proposito per noi e per il mondo e che lo svolge agendo nella storia attraverso di noi. L’angelo rappresenta in questa dinamica l’intervento divino che a noi sarebbe nascosto se Dio stesso non ci rivelasse che questa o l’altra azione nascono da un suo intervento.